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Il mondo intorno a me

“Quando io cambio, il mondo cambia”

Oggi ho incontrato questa frase, che potrebbe portare anche a fraintendimenti; pensare di “dover cambiare” infatti, significa in qualche modo giudicarsi, valutarsi come “sbagliati” rispetto ad un modello di riferimento magari neanche ben definito.

Partendo quindi dall’assunto che ognuno di noi, nel momento presente, è esattamente come deve essere, voglio argomentare su un altro concetto che essa sintetizza, ossia che il mondo attorno a noi non è che l’insieme delle nostre percezioni di esso ed il riflesso di come noi ci muoviamo in esso.

Le nostre modalità di interpretare le parole, gli sguardi, le situazioni, ci forniscono una visione della realtà ben precisa che ci sembra l’unica possibile anche perché, il nostro cervello, grazie alla sua capacità selettiva, tende a selezionare e mostrarci tutto ciò che rinforza la nostra interpretazione per farci sentire al sicuro, lasciando in secondo piano gli eventi che potrebbero invalidarla.

Dunque anche nei giorni in cui sembra che tutti ce l’abbiano con noi, anzi, soprattutto in quei giorni, si stanno in realtà probabilmente manifestando degli schemi interpretativi che ci portano a ritenere ostili anche comportamenti e sguardi che magari non lo sono.

La risposta istintiva a questi eventi di solito è arrabbiarci a nostra volta e puntare il dito verso gli altri e il loro comportamento.

Ed è qui che abbiamo la possibilità di intervenire chiedendoci:

Quale ruolo ha la mia percezione in quello che sta accadendo? Quanto ci sto mettendo di mio nel vedere l’altro come ostile?

Spesso riteniamo che siano gli altri a dover cambiare, perché “noi la nostra parte la facciamo”; ebbene un insegnante che ho avuto di recente, ha spiegato che ci sono 3 passi da seguire per cambiare gli altri:

✅ 1.Cercare di capire cosa nel loro comportamento ci infastidisce e perché

✅ 2.Pensare a tutte le volte in cui abbiamo avuto lo stesso atteggiamento o un simile comportamento nei confronti di qualcuno

✅ 3.Il passo 3 non esiste. Non possiamo cambiare nessuno se non lavorare su noi stessi

Tutto parte sempre da noi. In questo senso, quando io cambio, il mondo cambia; se sono consapevole di me stesso/a, delle mie modalità di reazione agli eventi, dei miei comportamenti, posso capire quanto contribuisco a creare situazioni di tensione attorno a me e scegliere di agire diversamente.

Se modifico il mio modo di interagire e lo faccio in modo autentico (non solo con gesti esteriori), automaticamente il mondo risponderà in modo diverso.

COSA SIGNIFICA IN PRATICA?

Un altro ottimo insegnamento che ho ricevuto cammin facendo, è una semplice ma efficace frase :”facts and figures”, ossia, a fronte della mia irritazione nei confronti di qualcuno, ad esempio, quali sono i fatti oggettivi? Quali sono i dati? E quali sono invece le interpretazioni che sto aggiungendo?

Se un giorno mi alzo di cattivo umore e sono consapevole di esserlo, è bene tenere presente che questo potrà condizionare negativamente gli eventi e gli scambi che vivrò nella giornata; sarà mio compito non prendermela con il mondo come invece tenderei a fare.

Similmente, se voglio essere circondato di persone sorridenti e gentili, posso chiedermi quanto spesso io per primo/a sono sorridente e gentile e iniziare a farlo.

E se proprio con una persona non trovo un punto di incontro, posso provare a cercare di conoscerla meglio, cercare di comprendere quale sia la sua personale visione della realtà, senza giudicarla a priori. Non è per niente facile, ma potremmo anche rimanere positivamente sorpresi.

Si tratta di essere un po’ curiosi di ciò che ci circonda invece di limitarci a incasellare eventi e persone secondo i nostri parametri come la mente ci inviterebbe a fare secondo la sua natura.

Si tratta di assumersi la responsabilità delle proprie emozioni e dei propri automatismi, invece di agirli istantaneamente come abbiamo sempre fatto.

Una delle frasi più famose di Gandhi è “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo

Per creare un mondo migliore non sono necessari gesti eclatanti, né spostare masse di persone, è sufficiente creare uno spazio di consapevolezza in sé e attorno a sé, riconoscere i propri momenti di vulnerabilità e lasciare che anche gli altri li abbiano, tenendo presente che siamo tutti umani in cammino.

Facile? A volte no. Nutriente? Molto. Migliora la qualità della vita? Tantissimo.

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(Photo by Ian Stauffer on Unsplash)